Di Napoli tennistavolo

Abbiamo chiesto ai 3 candidati alla presidenza (Bruno Di Folco, Renato Di Napoli e Alberto Vermiglio) cosa intendono fare per combattere il doping tecnico

Renato Di Napoli: la battaglia contro l’illegalità è già cominciata

 

Carissimo Offredi, ti ringrazio per il cortese invito a fare proprie le idee ed i valori di “Io Gioco Pulito”. Te ne parlo a nome della squadra che io, modestamente, rappresento in qualità di Candidato alla Presidenza. Condividiamo infatti (e ne abbiamo discusso in più occasioni) la necessità formale e culturale di investire nei valori di lealtà e di legalità.
La campagna e l’impegno che state sostenendo è assolutamente condivisibile e ampiamente giustificata. Qualora dovessimo ricevere il mandato dalle società sportive per il prossimo quadriennio, vorremmo impegnarci in prima linea non solo per occuparci dell’organizzazione dell’attività sportiva, ma anche per costruire le procedure formali affinchè vi siano controlli certi della liceità dei comportamenti.
In realtà, credo tu ne sia già a conoscenza, è quasi un anno che l’attuale Consiglio Federale (con il personale impegno del Consigliere Carlo Borella) si occupa di queste “tristi vicende”: siamo riusciti a giungere ad un primo risultato con la realizzazione di uno strumento di controllo dell’attrito delle gomme puntinate lunghe. Questo dovrebbe essere l’anticamera di ulteriori iniziative che vogliamo proporre in seno all’ITTF.
I dirigenti di un’istituzione possono utilizzare le norme esistenti, oppure promuoverne ulteriori anche in ambito internazionale: attualmente – l’atteggiamento assunto riguardo l’utilizzo della Gommapiuma ben lo testimonia – ITTF non ha adottato strategie limitative ma al contrario molto, troppo, tolleranti. Vedremo in quale modo potremo svolgere una azione di positiva influenza sulle future scelte.
Ringraziandoti per la tua disponibilità e l’impegno che stai profondendo, ti salutiamo cordialmente.

Bruno Di Folco: l’importanza della formazione degli arbitri

Caro Pier, ho aderito alla campagna da te promossa dalla sua nascita sia personalmente e sia con la mia società sportiva. Il problema è culturale e quindi serve molta formazione per poter radicalmente migliorarlo. Formazione per i Tecnici sportivi, che non devono avere come primo obiettivo il conseguimento del risultato con ogni mezzo, più o meno lecito, e formazione per gli arbitri che devono avere degli strumenti che possano aiutarli oggettivamente.
Le misure ultimamente messe in atto dalla Federazione mi sembrano più che altro dei deterrenti, ma a volte anche l’effetto placebo può avere i suoi effetti positivi. Andrebbero studiate con la Federazione Internazionale, che so avere le stesse problematiche in altri Paesi, le contromisure giuste.
Una cosa sicuramente da fare con solerzia è appunto la formazione di arbitri specializzati nella problematica e soprattutto assicurare il sostegno della Federazione sulla loro azione di controllo ed eventualmente di repressione. In passato questo non è stato fatto, scoraggiando di fatto gli stessi arbitri ad un controllo attento e mirato.
Bisognerebbe anche studiare per il settore giovanile under 14 un sistema che “tuteli” i piccoli atleti da eventuali soprusi e che permetta loro di apprendere delle tecniche di gioco senza l’assillo di poter incrociare giocatori che invece utilizzano materiali vietati. Non si deve però confondere il tipo di gioco (difesa o attacco) con la problematica, sarebbe altrettanto diseducativo farlo.

Alberto Vermiglio: trovare le procedure giuste

Il problema della elaborazione/alterazione delle coperture di gioco è da sempre, come si sa, di difficile soluzione, proprio perchè, come viene sottolineato, è sempre mancato uno strumento realmente efficace per constatare quello che spesso viene eseguito da “esperti” del settore, ma anche rudimentalmente eseguito da molti altri.
Per esperienza personale devo affermare che le procedure che ho visto adottare per effettuare i controlli sono sempre state alquanto approssimative. Per certi tipi di gomme l’impossibilità di controllo attraverso strumenti idonei ha lasciato alla capacità o alla conoscenza di alcuni arbitri decisioni che spesso sono state ahimè contraddittorie, seppur eseguite in buona fede o in mancanza di riscontri. Ma devo anche riconoscere che personalmente non ho mai ritenuto così attendibili nemmeno gli strumenti elettronici (e certamente costosi, ma quanto precisi?) utilizzati.
Molta confusione e soprattutto la mancanza di regole scritte chiare (se abbiamo interpretazioni su articoli regolamentari polico/federali, figuriamoci sui materiali, che sono un’infinità) hanno lasciato allo sbando il personale arbitrale, che nella maggior parte dei casi non è stato un atleta nel passato e tantomeno nel presente. Ma ci pensate che se uno magari gioca al mare con una gomma che diventa liscia e secca con sabbia e sole, scopre che chissà che pallina riesce a giocare in modo diverso?
Quello che effettivamente manca è un’adeguata formazione, sia tecnica che, ovviamente, cultural/sportiva su questo argomento. Se ci tuffiamo subito su una sola soluzione possibile o accettiamo la tal decisione innovativa di controllo senza pensare prima a dare tempo a tutti i settori per un’adeguata informazione e formazione avremo sempre gli stessi risultati negativi e raggirabili.
Oltretutto dovremo anche valutare quanto questo problema incide in tutto il territorio, in che numeri, in che percentuali e su che tipo di attività si riflette e come si rapporta all’estero. La nuova Federazione, che deve cambiare strada, dovrà intraprendere una crescita tecnica che per forza passerà anche per la soluzione di questo problema, ma che un processo di formazione, conoscenza e ristrutturazione dell’attività deve portare alla sua naturale minimalizzazione, altrimenti resteremo sempre un’attività più da spiaggia e oratorio e con pochi numeri di standard tecnico elevato, dove un’abile manipolatore otterrà inutili e facili vittorie per “taroccamento”.
Come il venditore che, con una tecnica furba il minimo, piazza il prodotto alla casalinga tra le padelle affaccendata.

Stefano Bosi: squalificare i taroccatori

Stefano Bosi non ha ricevuto il sostegno del numero minimo di società necessarie per candidarsi, ma in un suo recente videomessaggio aveva fatto alcune proposte interessanti, come la creazione di una task force specializzata e la squalifica pesante ed esemplare per i taroccatori.
Ho ritrovato su internet un articolo del 28/12/1994, apparso sul Corriere della Sera (“Così si drogano le racchette. Dilaga il ping pong truffa: attrezzi truccati per dare effetti strani e più velocità alla pallina. Affari d’oro per un mago austriaco: gomme trattate chimicamente e nei forni a microonde“), in cui l’allora presidente Fitet, dichiarava testualmente: “…è vero, si truccano le racchette per migliorare le prestazioni. Non sto parlando dei vertici: lì contano solo le capacità tecniche individuali. Ma esiste una fascia di giocatori, terza e quarta categoria soprattutto, più della metà dei praticanti, che sta modificando la filosofia di questa disciplina, stravolgendone la correttezza in nome della vittoria a tutti i costi. Il bello è che funziona davvero: con queste racchette, un giocatore mediocre diventa decente. E’ una vergogna che signori anche maturi, ossia il grosso dei praticanti delle categorie minori, si dedichino al sotterfugio anzichè al miglioramento dei loro limiti tecnici, diffondendo tra l’altro un esempio negativo per i giovani. Il nostro sport corre il rischio di perdere identità tecnica e valori morali”. L’articolo segnalava, svergognandolo, il nome del trattatore austriaco Tony Hold, definito “il mago Merlino della racchetta truccata”, che ha fatto montagne di denaro modificando le gomme Curl, le cui tracce sono state ripercorse in Italia, in tempi più recenti da vari Harry Potter che qualche soldino in questi anni lo hanno fatto vendendo senza fattura un bel po’ di gomme “modificate”. Il giornalista del Corriere commentava che, con il tennis tavolo, la storia dello sport aveva scoperto l’ultima frontiera del bluff: il doping dell’attrezzo, una frode che stava minando la regolarità del tennis tavolo, violentando la composizione delle gomme grazie ad agenti chimici che ne modificano la struttura molecolare, consentendo di effettuare tiri mancini, di rispondere con rimbalzi imprevedibili, di imprimere velocità normalmente irraggiungibili.
Segnalo anche, sempre sul Corriere della sera, l’articolo del 29/12/1994, in cui Massimo Costantini rincarava la dose (“Fuori dal ping pong i furbi con le racchette truccate“) denunciando “un teatrino folle e ridicolo, un fenomeno da stroncare sul nascere per una questione di etica sportiva: non si può crescere nello sport violandone i principi di correttezza e serietà!”

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