Bene ha fatto Bruno Di Folco a diffondere la notizia, pubblicata sulla Gazzetta di Mantova in cui si citava un’azienda alimentare di Castiglione che ha usato fatture fasulle di 4 società sportive. Nel mirino del Fisco le sponsorizzazioni al tennis tavolo”.
Bene ha fatto anche a richiamare la necessità di applicare il fair play finanziario nel Tennistavolo, domandandosi se “…qualcuno ha usato sistemi illegali per permettersi di primeggiare rispetto alle altre Società più rispettose delle regole delle Leggi italiane e se qualcuno si è arricchito ed ha usato tale potere economico per accrescere il suo potere altrove…”.
Non frequentando abitualmente i social, non so se Di Folco abbia lanciato la stessa denuncia anche negli anni scorsi, quando in Lombardia alcune delle società più prestigiose hanno dovuto chiudere i battenti a causa di problemi fiscali che non hanno avuto l’onore delle cronache, ma che tutti ben conoscono. In questi casi non serviva neanche il garantismo, perchè i processi sono finiti e le società sono chiuse, anche se purtroppo le facce dei loro dirigenti (che nel caso attuale Di Folco avrebbe voluto vedere pubblicate sulla stampa), circolano ancora nelle nostre palestre, tronfie e pontificanti.
Concordo con l’invito di Di Folco a meditare sull’argomento e personalmente mi chiedo da tempo quante sono le società del nostro settore che hanno usato (e usano tuttora) sistemi illegali per conquistare titoli e prestigio, in modo da accrescere il proprio potere. Vedendo quello che è successo negli scorsi anni, mi comporto come il saggio zen, che diceva: “siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare la Guardia di Finanza…”