Che c’entra Platone con il ping pong? Tutti lo conoscono come l’uomo che ha creato le basi del pensiero filosofico occidentale. Ce lo immaginiamo quindi impegnato tutto il giorno a leggere e a elaborare teorie, idee e miti. Invece il grande filosofo greco era anche un ottimo sportivo.
I filosofi cambiano il mondo (e possono cambiare anche una partita di ping pong…)
Marx, nella celebre “Undicesima tesi su Feuerbach”, dice che i filosofi si sono limitati ad interpretare il mondo, che invece secondo lui va trasformato, con azioni concrete. In effetti nella sua vita si è dato molto da fare in questo senso, però non è certamente passato alla storia come uno sportivo, come del resto quasi tutti i filosofi. Ancora oggi siamo abituati a considerare le attività culturali e quelle fisiche come incompatibili, come se la mente e il corpo fossero separati.
Simone Regazzoni, filosofo, scrittore e praticante di arti marziali (la sua arma preferita è il nunchaku), nel saggio “La palestra di Platone: filosofia come allenamento” smonta il mito della filosofia come pura pratica teoretica di contemplazione separata dalla vita.
Il corpo va allenato
Finora i filosofi hanno idealizzato il corpo, ma ora è il momento di allenarlo! Regazzoni critica quello che Mishima definiva “il filosofo da tavolino”, che pensa dimenticando il proprio corpo, causando una pericolosa e dannosa scissione tra anima e corpo, pensiero e esistenza.
Questo errore concettuale è sempre stato addebitato a Platone, che infatti nel Fedone descrive il corpo come un “carcere dell’anima”. Regazzoni invece descrive un uomo diverso dal fondatore della teoria delle idee. Il suo vero nome, Aristocle, fu cambiato dal suo maestro di lotta col nickname Platone, che significa “uomo dalle spalle robuste”: infatti Aristocle-Platone è stato un ottimo lottatore, praticante del pancrazio.
Per Platone quindi il corpo non è il “supporto passivo del pensiero, ma la sua condizione imprescindibile”, cioè nella sua dimensione fisica e agonistica, impegnato negli allenamenti.
Il corpo alla ricerca dei propri limiti
“All’origine della filosofia, in Grecia, c’è un filosofo-lottatore che si allena in palestra”, scrive Regazzoni. La lotta però non è un esercizio per imparare a usare la violenza, il potenziamento maniacale dell’ego narcisistico, l’esaltazione del corpo come arma da combattimento. E’ un corpo alla ricerca dei propri limiti, dei propri fantasmi, della propria capacità di resistenza, lo stesso che ogni pongista sperimenta nei mesi di duro allenamento e durante le gare.
Allenarsi significa quindi impegnarsi in una lotta con le proprie paure e i propri lati oscuri. Platone il lottatore (se ci fosse stato il ping pong sarebbe stato probabilmente un pongista…) pratica l’askesis, cioè l’esercizio necessario per superare una prova, che richiede un certo periodo di tempo, un obbiettivo e un processo di addestramento per ottenere un cambiamento fisico, mentale e comportamentale, grazie all’apprendimento di conoscenze, abilità e capacità, derivate da un insegnamento o da una pratica.
Platone e il ping pong, arte della vita
La cura di sé che lo sport richiede a qualsiasi livello è “arte della vita”, un modo con cui ognuno di noi si pone obbiettivi e si prepara a sfide che spesso vanno ben oltre la nostra portata.
Anche per passare da 6a a 5a categoria è necessario l’askesis, l’esercizio, da cui non a caso deriva la parola “ascesi“. Si tratta però di un impegno sicuramente inferiore a quello richiesto per primeggiare, nello sport e nella vita, quando è necessario comportarsi in modo ascetico, dedicando all’obbiettivo finale ogni energia, tanto che il termine ha preso ormai l’accezione di rinuncia, privazione, sacrificio e sofferenza.
La passione però, nello sport e nella vita, trasforma le privazioni in arricchimento, i sacrifici in benefici, le sofferenze in piaceri: in questo consiste l’arte di costruire la propria vita.
Il senso della fatica e della gioia
Il pensiero non nasce dal corpo piegato sul tavolino pieno di libri, ma dove qualcosa è in lotta. Bisogna quindi imparare “a pensare con i piedi nell’erba” (noi pongisti diremmo “con i piedi in palestra”).
Allenarsi significa quindi cogliere la verità non come idea astratta, ma come fatto sperimentato con il corpo. La fatica non sta solo nell’impegno del ragionamento (Hegel), ma nel corpo che suda in palestra, scatta, colpisce la palla, fatica. In questo senso “il logos non è figlio del logos, ma a tutti gli effetti dei propri piedi”.
Per questa ragione, spiega Regazzoni “è solo nell’esaurimento del me stesso, della mia ipseità (la consapevolezza di avere una precisa identità, ndr), nell’essere esausto, che tocco il mio limite e accedo al superamento di me stesso”.
La fatica e l’allenamento esigono resistenza. Non è importante battere l’avversario (che nel libro viene definito “compagno”), quello che conta è passare a uno stadio superiore, che se non è proprio felicità è come minimo gioia. Quella di spostare i propri limiti in avanti, tenendo sempre ben legato il pensiero alla vita, non lasciandosi vincere dalla paura (di perdere, di sentirsi inferiori ecc).
L’intelligenza creativa
In gioco c’è quella forma di intelligenza che i greci chiamavano Metis, la dea greca della saggezza e della ragione, che fa trovare il modo migliore per risolvere i problemi della vita. Si tratta di quella prudenza, contrapposta alla fatalità, che consente a Ulisse di resistere alle forze strapotenti che incontra sulla sua strada. E’ quella forza intelligente che ci rende capaci di tirar fuori le nostre potenzialità nascoste, usandole per non soccombere al destino e che sta alla base di tutti i processi creativi. Un’intelligenza che ci libera dalla filosofia da tavolino e ci immerge nel movimento, che non può esistere senza corpo. Perché, come scrive Feuerbach, citato da Regazzoni, “solo la verità diventata carne e sangue è verità”.
Cavolo, Pier, mi hai abbagliato con tutta questa cultura filosofica!!!
Passando al prosaico, chi mi può cambiare le gomme della racchetta?
Me lo aveva fatto Luca, ma ho perso il suo numero.
Mi puoi aiutare?
Grazie. Ciao
Franco Zagaria
Ti ho mandato i dati in privato