Vincolo sportivo
Vincolo sportivo. I giovani dilettanti non sono liberi di cambiare squadra quando vogliono, per anni. E all’ombra del vincolo, nasce il business di chi chiede soldi per il riscatto. Raccontateci le vostre esperienze, scrivendo a info@tennistavolo.eu
VINCOLO SPORTIVO O MEZZO DI RICATTO?
Con il titolo “Ostaggi di un gioco”, la rivista “Altroconsumo” denuncia la mancanza di trasparenza delle società sportive: bisogna leggere i regolamenti federali per sapere
per quanto tempo  si sta vincolando un atleta e i genitori spesso non vengono messi al corrente delle norme vigenti.
Il vincolo sportivo è un retaggio antico e resistente e l’ordinamento sportivo è un fortino che gode di una sua specifica autonomia ed è difficile da cambiare.
Nel tennis tavolo, dove gli investimenti economici delle società sono irrisori, si potrebbe risolvere il problema amichevolmente, ma il principio e gli scontri personali trasformano i giovani atleti in capri espiatori delle vendette personalistiche tra dirigenti.
IL VINCOLO SPORTIVO E’ LEGITTIMO?
Molti esperti hanno segnalato sia l’illegittimità costituzionale del vincolo (per l’incompatibilità con il diritto di libera espressione nelle formazioni sociali sancito dall’art. 2 della Costituzione),  sia la contraddizione con la normativa comunitaria (in particolare al principio della libera circolazione dei lavoratori, previsto dall’art 48 UE) e soprattutto la profonda antitesi con i contenuti della Carta Olimpica, secondo la quale la pratica sportiva “è un diritto dell’uomo ed ogni individuo deve avere la possibilità di praticare uno sport in base alle proprie necessità”.
Capita spesso che giovani atleti dilettanti siano costretti a rimanere vincolati con una società, anche per prassi (non sempre lecita ed eticamente disprezzabile) del “riscatto” del cartellino.
I regolamenti prevedono infatti che lo scioglimento del vincolo sportivo è consentito solo in caso di circostanze eccezionali, o per rilascio del nulla osta da parte della società, che spesso viene concesso solo a pagamento. 
I sostenitori del vincolo sportivo affermano che si tratta di una garanzia per recuperare le spese sostenute per la valorizzazione e la crescita dell’atleta, anche tutti sanno che la maggior parte delle società (specie nel tennis tavolo) non si fa carico di particolari spese nell’interesse dei giovani, in quanto rientrano nelle spese di gestione di cui usufruiscono soprattutto gli adulti tesserati; gli atleti vincolati infatti versano annualmente una quota associativa, provvedendo personalmente alle spese per i certificati medici, per le trasferte, per le eventuali terapie e per l’acquisto del materiale (borsa, tuta, scarpe, gomme ecc).
E’ quindi evidente che il vincolo sportivo è diventato solo un mezzo di ricatto e coercizione a danno dei giovani.

Comments

  1. Qualche anno fa ci siamo trovati nella difficile situazione di decidere se dare il nullaosta ad alcuni dei nostri (bravi) giovani che per ragioni discutibili volevano cambiare società.
    Il nostro direttivo è giunto alla conclusione (pareri favorevoli e contrari) di lasciare liberi gli atleti, non abbiamo voluto trattenere persone che non volevano restare e nemmeno abbiamo chiesto un pagamento. Io ho votato per lasciarli liberi.
    Però non è così facile dire se è giusto il vincolo sportivo oppure no, nel nostro caso non è vero che la società “non si fa carico di particolari spese nell’interesse dei giovani”, anzi i giovani sono il nostro principale scopo e lo scorso anno abbiamo speso per i giovani il doppio di quello incassato dalle loro quote, la differenza proveniente dalle quote degli adulti e messa in gran parte dai benefattori interni, questo per mettere a loro disposizione gli allenatori 4 giorni la settimana.
    Crescere giovani fin dalla tenera età mettendoci tanto tempo e risorse economiche dalle proprie tasche per poi vederseli andare dove gli è stato promesso quello che poi non hanno avuto (infatti alcuni sono ritornati) ci spezza il cuore. Spesso un giovane non ha capito ancora il “nostro mondo” e si fa ingolosire dall’erba del vicino …
    Inoltre non capisco perché ogni 4 anni (anno olimpico) il vincolo non è valido: o c’è o non c’è ma per sempre, questo crea ulteriori problemi perché un giovane rimane controvoglia aspettando l’anno buono per andarsene liberamente.
    Certo che senza il “vincolo” alcune società dovrebbero fare le loro riflessioni sulle risorse impegnate per i giovani.
    Direi quindi che dipende anche dalle politiche di ogni società, stabilire se è giusto il vincolo sportivo.
    L’argomento è di difficile interpretazione, sono curioso di sentire altri pareri in merito.
    Un saluto a tutti.

    1. Il vincolo esiste solo in Italia e in Grecia, anacronistico e inefficace rispetto allo scopo di incentivare le società a investire nei giovani. La sentenza “Bernard” della Corte di Giustizia europea specifica che l’indennità di formazione (l’unico vincolo legittimo) deve riflettere i costi effettivi della formazione fornita, tutta da dimostrare.
      Aspetti giuridici a parte, la formazione di un giovane atleta dovrebbe comprendere anche la sua educazione sportiva, che gli permetterebbe (come nella vita di tutti i giorni) di distinguere i “buoni” dai “cattivi”: se i giovani abbandonano la nostra società sportiva vuol dire che non siamo stati in grado di farli crescere anche umanamente

  2. Se il vincolo sportivo sia illegittimo non so, è questione giuridica, fin quando c’è, c’è.
    Credo che nella introduzione sia dato poco peso al fattore umano e sociale che ruota intorno all’insegnamento del nostro sport ai giovani, non quantificabile ma consistente eccome. Lavoro duro, paziente, costante che in molti casi si disperde. Un ragazzo può voler cambiare famiglia (perché un vivaio è una famiglia) perché non si trova più bene, ma molto spesso perché lusingato dai “ladri di bambini” che non sono interessati alla sua persona ma alle sue vittorie temporanee. E si riconoscono perché non hanno il coraggio di rapportarsi da dirigente a dirigente e preferiscono mandare avanti le famiglie.
    Anche a noi è capitato di dare il nulla-osta perché richiesto. Non ha molto senso tenere stretto a sé un ragazzo che vuole andarsene. Anche se poi, nella maggior parte dei casi, sono tornati oppure hanno smesso.
    Sulle modalità che oggi regolano il vincolo nella FITeT è difficile capire la logica del quadriennio olimpico, se c’è una logica che sia logica. Sicuramente il vincolo deve avere una scadenza (21 anni? “x” anni dopo il primo tesseramento?) e, penso, un importo normato che tenga conto della crescita avvenuta (differenza ranking) da assegnare alla società che lavora sui giovani. Se meno del 25% dei club oggi affiliati alla FITeT ha più 5 giovani tesserati, dovrebbe essere interesse della federazione tutelare i vivai.

    1. I “ladri di bambini” potranno continuare a esistere finchè i regolamenti glielo consentiranno, ma nel frattempo le società “pulite” potrebbero concordare un codice di comportamento che condanni il “furto” e lo divulghi: avremmo così un elenco di società virtuose, che concordano eventuali passaggi in modo corretto e amichevole.

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