Cicchitti Marchese del Grillo

Mentre in tutta Italia le società sacrificano gli spazi per adeguarsi doverosamente alle norme di sicurezza, a Milano, nella palestra ottenuta in concessione comunale (quindi teoricamente soggetta alle leggi dello Stato italiano), il presidente regionale lombardo Cicchitti (novello Marchese del Grillo) applica le regole a modo suo, creando aree di gioco prive del corridoio di 2 metri, come si vede da questo video, girato da un frequentatore abituale. Vediamo come è stata costruita la strategia per giustificare l’operazione

La lettera inviata il 4/6/2020 da Cicchitti

Buona sera Presidente Di Napoli, Consiglieri e Presidenti Regionali,
Le nostre Società stanno cercando di riaprire le palestre riorganizzandosi sulla base delle Linee Guida Ministeriali e del Protocollo FITET. La ripartenza dell’attività sportiva comporta uno spreco di energie economiche elevatissimo da parte di tutti i Presidenti, tecnici e Atleti di Società, con tanti costi per l’acquisto di materiale d’igiene, di cartellonistica/segnaletica, di guanti, di mascherine/visiere, misuratori di febbre, etc.; non voglio entrare nel merito di tutte le problematiche inerenti alle responsabilità (anche la polizza assicurativa per i Presidenti di Società ha un valore minimale e lascia il tempo che trova vista la pochezza del mercato assicurativo in questo specifico momento) in capo ad ogni Presidente di Società per la gestione di tutti gli operatori e giocatori che entrano ed entreranno all’interno della palestra o del sito sportivo, per non parlare poi dei relativi ed eventuali controlli da parte delle Autorità competenti già in atto in più parti d’Italia.
Con questa mia comunicazione chiedo solo la cortesia di valutare la problematica riportata al primo paragrafo cui al punto 3.1.1 del Protocollo predisposto dalla FITET, anche sulla base di recenti pubblicazioni (vedi allegato) in materia di distanze, perché ritengo, come confermatomi da tantissime Società che mi hanno telefonato dispiacendosi, che l’attuale stesura NON AIUTI LE SOCIETA’, ma anzi aumenta il fastidio creando ulteriori difficoltà.
Tutte le Linee Guida Ministeriali e tante Federazioni più importanti della nostra, hanno limitato il loro intervento stabilendo solo che gli atleti o comunque i giocatori devono tenere una distanza minima mentre giocano di 2 mt…senza fare riferimento ad aree o a superfici minime o massime che siano. Nella Pallavolo quante volte si scontreranno gli atleti anche se viene richiesto la distanza di 2 mt?…e nel Tennis uguale. Le misure riportate sul Protocollo non fanno altro che costringere tantissime Società, oltre a tutti i fastidi ed incombenze sopra riportati, a ridurre l’utilizzo in palestra del numero dei tavoli da gioco…a volte da 4 a 2 o da 6 a 3 o 4…etc…insomma oltre al danno del Coronavirus si rischia anche la beffa.
Vi chiedo pertanto di modificare nel più breve tempo possibile quel passaggio del Protocollo (introducendo una seconda edizione come fanno altre Federazioni o Enti di promozione) in modo da aiutare le Società, perché in questo momento ne hanno proprio bisogno.
La formulazione proposta potrebbe essere la seguente: per ogni area di gioco deve essere prevista una superficie minima di mt. 4-4.5 x 9 che deve essere il più possibile delimitata da elementi di contorno/separazione o transenne. Tutti i giocatori durante le fase di gioco sono invitati a mantenere la distanza di sicurezza di 2 mt dagli altri giocatori.
Ringrazio per l’attenzione prestata e con l’occasione saluto tutti augurando un buon we.
Marcello Cicchitti

La risposta del presidente Fitet

Caro Marcello,
mi trovo nella necessità di dover nuovamente rispondere all’ennesima Tua richiesta d’intervento da parte del sottoscritto e  del Consiglio Federale per modificare, questa volta, il protocollo di dettaglio richiestoci dalle autorità governative per poter riprendere le attività di allenamento.
Innanzitutto mi preme specificare che il protocollo al quale fai riferimento è stato redatto da un gruppo di lavoro tecnico-scientifico, coordinato dal nostro Presidente della Commissione Medica Federale, dott. Tranquilli (Medico Federale anche in FIGC, FIDS e altre FSN e per anni a capo dell’Istituto di Medicina dello Sport del CONI…e dunque non l’ultimo arrivato), non pensando  all’interesse specifico dell’una o dell’altra società e nella consapevolezza che le norme previste di certo (aimè) non avrebbero consentito alle società di riprendere a “pieno regime” le proprie attività, ma avendo come obiettivo primario la ripresa delle attività nell’assoluta sicurezza da parte di tutti, dove per sicurezza faccio riferimento non solo alla sicurezza degli atleti e degli operatori sportivi che si allenano nell’impianto, ma anche dei presidenti delle società sportive sui quali ricadono, come tutti sappiamo, le  responsabilità in merito agli eventi che accadono all’interno delle palestre durante la gestione delle stesse.
Sia il sottoscritto che il Consiglio Federale, avendo grande esperienza nella gestione di società, avremmo voluto ovviamente adottare regole meno stringenti per le società ma siamo, nel contempo, convinti che in questa fase (speriamo transitoria) di straordinarietà ed emergenza (seppur fortunatamente attenuata)  corra l’obbligo di mantenere la necessaria cautela come ci chiedono tutte le istituzioni.
Essere a capo di una Federazione, caro Marcello, non vuol dire gestire la stessa come la propria “azienda personale” ma vuol dire assumersi la responsabilità delle scelte anche di quelle che ad alcuni, che magari analizzano solo alcuni aspetti delle questione (perché non hanno tutti gli elementi a disposizione per ben valutare o, magari, volutamente…), appaiono sbagliate contando sul senso di responsabilità che, soprattutto in queste circostanze, viene richiesto a noi dirigenti sportivi!
Altrettanto fuori luogo sono gli accostamenti con altre discipline sportive che hanno natura, caratteristiche e modalità di svolgimento delle attività differenti dalle nostre. Se dovessimo far riferimento a quelli che sono i protocolli previsti dalle 44 FSN e dagli altri organismi sportivi (EPS e DSA) probabilmente avremmo dovuto essere anche più rigorosi in alcuni aspetti così come hanno fatto, per esempio, i nostri “colleghi” tedeschi che in materia di ampiezza dell’area di gioco hanno così previsto nel loro protocollo:  “the play boxes (according to the rule at least 12 x 6 meters) can also be built larger”
Non sappiamo quanto durerà questa fase emergenziale, in ogni caso sappi (e lo dico anche a beneficio degli altri presidenti regionali che hanno manifestato vicinanza alla tua posizione) che è nostro interesse far in modo che tutte le società sportive, anche quelle meno fortunate della tua, possano al più presto riprendere le attività (e purtroppo questo non è scontato vista la resistenza degli enti proprietari delle palestre che nel 90%dei casi sono situate all’interno di edifici scolastici e le incertezze per il futuro) potendo sfruttare al massimo gli spazi a disposizione e attenuando, dunque, appena ce ne saranno le condizioni, le attuali limitazioni previste dal nostro protocollo.
In ogni caso, visto che ritengo ogni osservazione fatta dai nostri dirigenti meritevole di esser analizzata in modo più dettagliato, ho ritenuto d’inviare la tua lettera al dott. Tranquilli richiedendo una sua valutazione sull’argomento, questa la sua risposta e una successiva precisazione che ti riporto.

Caro Presidente,
mi ha sorpreso leggere la comunicazione che mi hai inoltrato! E’ pur vero che l’andamento attuale dell’epidemia (peraltro ampiamente prevedibile e prevista) sta trasformando la paura generale in una specie di scampagnata domenicale dove tutti fanno finta che il virus sia all’improvviso scomparso (forse lo è davvero? chi può saperlo?) ma qualsiasi persona di buon senso deve avere molta prudenza per non ricadere nell’errore,  già fatto,  di grave sottovalutazione del problema. ma…veniamo noi: le raccomandazioni che la FiTeT ha elaborato sono state redatte sulla base delle (scarse) conoscenze scientifiche a disposizione da una commissione di tecnici e da me (medico mi pare).
Le misure del distanziamento interpersonale nascono (come ben sai) dai vari indirizzi e decreti che hanno fissato nella distanza di “minimo un metro” il limite di rischio di un contatto “stretto”. Tale limite (che per altro all’estero è di 1,5 m.) è riferito alle condizioni di “riposo” e all’aperto. In tutte le condizioni di aumento dell’impegno metabolico il limite passa “minimo a due metri” . Anzi nelle attività sportive (il tennistavolo è una attività sportiva con impegno cardiovascolare metabolico medio) la distanza di sicurezza nel corso dell’impegno agonistico è progressivamente aumentata. Come ben sai il lavoro della nostra commissione tecnico scientifica è stato orientato alla massima “prudenza” in un momento in cui si contavano (soprattutto in Lombardia sic.) moltissimi morti.
Come hanno riferito i nostri tecnici e secondo la mia personale esperienza (che dovrebbe essere la stessa di coloro i quali scrivono questa lettera) il tennistavolo ha delle fasi di durata variabile con una grande mobilità, anche laterale dei giocatori e picchi di impegno metabolico considerevoli. La distanza di sicurezza di due metri è quindi vicina alla minima consentita non a riposo ma potrebbe essere anche maggiore in condizioni di impegno elevato. Abbiamo infatti considerato che se anche solo uno dei giocatori affiancati su due aree di gioco contigue rimane al centro della sua area la distanza interpersonale è da stimare intorno ai “3,5 metri minimo” ma se entrambi tendono ad avvicinarsi questa distanza può rimanere per molto tempo troppo vicina ai due metri “minimi” stimati ricordando che tutto avviene in ambienti confinati e non all’aria aperta dove il rischio verrebbe certamente ridotto. È evidente che si tratta di ipotesi ma, noi, sulla scorta delle informazioni dei tecnici, come del resto tutte le altre federazioni sportive e gli stessi scienziati consulenti del Governo, siamo  stati costretti a fare proposte improntate alla prudenza più assoluta. inoltre anche altre federazioni estere a cui ci siamo ispirati si sono mosse nella stessa direzione (anche con misure più restrittive)
In conclusione, particolarmente riferiti al momento in cui il protocollo è stato proposto all’attenzione del CF,  le misure si ritengono adeguate e nei limiti concessi dall’impegno metabolico della specialità del tennistavolo agonistico. L’attuale bassa circolazione del virus può indurre a rivedere queste indicazioni ma, al momento, non arrivano indicazioni ufficiali ma solo ipotesi (come quelle formulate dagli autori della lettera). Peraltro se in alcune regioni l’allentamento delle restrizioni potrebbe (con le dovute riserve) indurre a ritenere di ridurre le misure di prevenzione, come di fatto sta avvenendo, in altre (come ad esempio la Lombardia) l’elevata circolazione del virus con numero di nuovi casi stabile e pericolosamente incombente anche sulle scelte politiche,  impone la massima attenzione. Attenzione che mi sento (da Medico) di consigliare. Naturalmente rimane solo un consiglio essendo il CF sovrano e indipendente.
Naturalmente io stesso, ma ritengo anche i tecnici federali, rimaniamo a disposizione per ridefinire le indicazioni alla luce di nuovi e certi orientamenti scientificamente supportati degli specialisti,  ricordando che ogni indicazione è data nell’esclusivo interesse e tutela degli atleti, delle società e della federazione stessa.
Ritornando sull’argomento e in relazione all’obiezione sollevata aggiungo quanto segue. Non vi è alcun dubbio che qualsiasi attività sportiva in cui vi sia un minimo di impegno metabolico e cardiovascolare occorra la massima prudenza. Il  Tennistavolo  è classificato fin dal 2009, dal gruppo scientifico del COCIS, basato sulla precedente classificazione di Dal Monte, come un’attività di “impegno cardiovascolare Medio-Elevato”. Secondo le linee guida ministeriali, tuttora in vigore, la distanza interpersonale MINIMA di un metro DEVE ESSERE SEMPRE RISPETTATA IN CONDIZIONI DI RIPOSO.
Ogni volta che aumenta l’impegno metabolico dell’attività fisica tale distanza deve essere progressivamente aumentata. BASTA SOLTANTO CAMMINARE affinchè la distanza interpersonale divenga progressivamente superiore.
Nell’allenamento e, quando sarà consentito, durante le gare  NON VI POSSONO ESSERE MOMENTI IN CUI IL DISTANZIAMENTO SIA INFERIORE A DUE METRI considerato il fatto che la disciplina del tennistavolo prevede frequentemente momenti di elevato impegno cardio vascolare in cui il distanziamento deve essere significativamente superiore ai due metri stessi. Per il fatto che il tavolo di gioco abbia dimensioni sufficienti a mantenere frontalmente  sempre e costantemente una distanza certamente superiore a due metri è stato possibile riprendere gli allenamenti.
La distanza laterale delle aree di gioco di due metri è l’unica misura che consente di assicurare sempre, in qualsiasi momento, il distanziamento superiore ai due metri richiesto . Da notare che in base ai calcoli dei nostri consulenti, sulla base delle informazioni scientifiche a disposizione e dell’impegno metabolico medio della nostra disciplina,  tale distanza dovrebbe essere mediamente  almeno pari  circa QUATTRO METRI  (distanza certamente superiore a quella prevista tra una area di gioco e l’altra).”
Carlo Tranquilli (Presidente della Commissione Medica Federale)

Permettimi, infine, una piccola riflessione personale alla luce di un video che mi è stato inviato e che insieme a me molti altri hanno avuto modo di vedere, dove si riproduce la situazione nella tua palestra nel primo giorno di ripartenza. Evidentemente qualsiasi regola venga fissata dalla Federazione per Marcello Cicchitti non sembra valere visto e considerato che, con assoluto disprezzo di ogni norma, ho visto una palestra con tavoli allestiti (come sempre) in modo contiguo e piena di persone che si allenavano! Bene (forse???) per il tennistavolo lombardo e i tanti appassionati che sicuramente saranno felici di ritornare a giocare, un po’ meno bene per il rispetto che, quale presidente di un organo federale e di una società alla quale è stata affidata la gestione operativa di un impianto dato in concessione dal Comune di Milano alla FITET e sulla quale ricade, dunque, la responsabilità ultima di ciò che accade al suo interno , dovresti dimostrare nei confronti di regole che valgono anche per la tua società oltre che  per l’intera comunità pongistica!
Concludo rassicurando, comunque te e i tuoi colleghi presidenti regionali, che la valutazione del protocollo sarà portata in ogni caso all’attenzione del prossimo Consiglio Federale, previsto per il 26 giugno p.v., e che se, nel frattempo, le condizioni lo consentiranno, come ci auguriamo,  saremo ben pronti a prevedere eventuali aggiornamenti al documento.
Renato Di Napoli

Il dietro front e le giustificazioni di Cicchitti in questo video diffuso qualche giorno dopo

Dato il profluvio di 21 minuti del presidente lombardo, forse non tutti hanno avuto la pazienza di vedere tutto il video. Per evitare lo sforzo faccio una sintesi dei punti principali.
La tesi “geometrica” si fonda sul fatto che siccome il distanziamento in tutti gli sport è al massimo di 2m, la Fitet indicando l’obbligo di un corridoio di 2m che deve separare ogni area di gioco, ha imposto un distanziamento di 6m, perchè ogni giocatore stando al centro di un’area larga 4.5m ha a disposizione un raggio libero di 2m intorno a sè (in realtà ciò avverrebbe se il giocatore restasse immobile al centro del tavolo, ma nel momento in cui il gioco lo portasse vicino alla transenna nello stesso momento in cui un giocatore dell’altra area facesse la stessa cosa, ci sarebbe un rischio di contatto).
Naturalmente il “pesante vincolo dei 6m” è frutto secondo Cicchitti dell’incapacità della Fitet e in particolare del suo presidente Di Napoli, che ”sta distruggendo il tennistavolo”, in quanto, piegandosi supinamente alle decisioni del Comitato scientifico, ha messo in crisi economica tutte le società, riducendo il numero di tavoli disponibili.
La ciliegina complottista è il disprezzo per il lavoro del Comitato scientifico, considerato tecnicamente incompetente (ma si sa ”abbiamo visto che i pareri dei medici erano tutti diversi in televisione”).
La ciliegina “istituzionale” è più raffinata: “io rispetto ossequiosamente le norme – sentenzia Cicchitti – ma solo quelle primarie, fissate dal CONI, che parlano di 2m. Il Centro di via Mecenate è stato dato in concessione dallo Stato e quindi io rispetto le norme dello Stato, non quelle di un presidente o di una persona qualunque.” (la concessione in realtà è stata data dal Comune alla Fitet, ndr)
Intanto nel video le aree di gioco della sua palestra presentano adesso i corridoi di 2m regolamentari (prima inesistenti).
Il nuovo protocollo Fitet datato 10/6 conferma le misure precedenti.
L’appuntamento è alla prossima puntata del Cicchitti show

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